I fichi sono un frutto eccezionalmente biologico e nutriente, radicato nelle campagne salentine da millenni. Nel corso dei secoli, sono state molte le varietà di piante di fichi esistenti, con l’Italia che ne contava circa cinquecento nel periodo rinascimentale. Oggi, però, si contano solo alcune decine di varietà per ogni regione d’Italia.
Le origini del fico
Il fico è originario dell’Asia Minore, e documenti egizi testimoniano la sua antica coltivazione. Gli studiosi ritengono che furono i Fenici a diffonderlo nelle isole del Mediterraneo, in Portogallo, in Francia e oltre la Manica. In Italia, la coltivazione del fico risale almeno all’VIII secolo a.C. Successivamente, i Romani lo diffusero in Europa, mentre i Persiani lo portarono in Cina. Nel XIX secolo d.C., il fico si diffuse anche in India e, nella prima metà del XVI secolo, molte varietà furono portate in America dalle spedizioni spagnole. Infine, giunse in Australia e nell’Africa meridionale.
La leggenda e i frutti
Nella visione degli antichi, i frutti erano considerati doni degli Dei. La figura della dea Pomona presiedeva alla maturazione dei frutti, e i Romani associarono a questa divinità il dio Vertumno, colui che controllava il ciclo delle stagioni. Vertumno, innamorato della dea, cercò di avvicinarsi a lei trasformandosi in una vecchietta e riuscì a convincerla a concedersi a lui. Da quel momento, i frutti non furono mai più così dolci.
Nella regione della Puglia, la coltivazione del fico ha svolto una funzione vitale per le famiglie più povere e per l’economia agricola del territorio per molti secoli. Il successo del fico in questa regione può essere attribuito a diversi fattori, tra cui l’adattabilità della pianta a diversi tipi di terreni, i tempi di fruttificazione relativamente brevi, il modesto fabbisogno idrico e, soprattutto, il gusto delizioso e le numerose proprietà nutritive dei suoi frutti.
I fichi freschi costituivano una prelibatezza estiva, mentre quelli secchi apportavano un importante contributo calorico alla dieta invernale, un nutrimento prezioso nella cucina contadina dell’epoca. Per essiccare i fichi, venivano impiegati vari metodi, come graticci di canne o l’essiccazione al sole, oltre ad essere stesi sul tetto delle tipiche costruzioni rurali salentine, le “Pajare”. Una volta essiccati, i fichi venivano passati nei tradizionali forni, noti come “furneddhi”, situati in campagna.
Dopo la cottura, i fichi venivano spolverati con cannella e disposti ancora caldi in grandi vasi di terracotta, chiamati “capase”, foderati di foglie di alloro. I fichi migliori venivano arricchiti con una mandorla appena tostata e un pezzettino di buccia di limone. Questi vasi venivano poi sigillati ermeticamente e aperti solo in occasioni speciali e di festa.
La storia dei fichi nel Salento è una storia di antiche tradizioni e di leggende mitologiche. Questo frutto super biologico ha svolto un ruolo cruciale per l’economia e la sussistenza delle famiglie pugliesi per secoli. Oggi, la coltivazione del fico continua a essere una parte importante dell’identità culturale e gastronomica della regione, mantenendo viva la sua tradizione secolare e il suo gusto prelibato.